Proprio mentre terminavo la mia settimana di mare ad Otranto, Flavio Briatore si aggirava nelle stesse zone e lasciava alla popolazione ricordi meno positivi della sottoscritta. L’imprenditore ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno fatto incazzare tutti, a partire da noi fan del Salento non salentini, fino ad arrivare agli autoctoni e a diverse persone che si sono risentite a prescindere per i concetti espressi.
Ora, nelle dichiarazioni di Briatore ci sono sicuramente grosse dosi di cafoneria ed ignoranza, che lo rendono il perfetto protagonista di un cinepanettone. Detto questo, vi sono anche due o tre spunti interessanti che si possono trarre dalle sue parole.
I ricchi non sono tutti uguali
Qui contesto decisamente l’idea del ricco quale cafone privo di interessi che non siano piazzarsi in una struttura in centro e sul mare a far casino e disfarsi. I ricchi, i “normali” ed i poveri sono persone, e come tali sono tutti diversi fra loro. Mi vergogno quasi a scrivere simili ovvietà. Comunque, meglio ribadire anche l’ovvio, lezione imparata insegnando italiano a stranieri.
La Puglia è bellissima, soprattutto il Salento (via ai campanilismi!). Non capisco perché un ricco non dovrebbe essere capace di apprezzare ulivi, masserie, spiagge, scogliere, mare pulito, aria buona, quelle belle stradine fra muretti a secco ed ulivi, in piano o in collina, per le quali io personalmente adoro girare in auto e adorerei farlo anche in bici (essendo però la mia settimana di mare, ho lasciato stare la bici, confesso). O perché non dovrebbe interessarsi a manifestazioni popolari, musei, gastronomia. Oppure perché non dovrebbe semplicemente godersi un po’ di calma e quiete in spiaggia o fra gli ulivi al netto delle preoccupazioni di noi comuni mortali bollettari tout court o a rischio di tornare bollettari. L’essere ricco porrebbe semplicemente meno limiti di spesa.
Sinceramente non capisco come mai Briatore voglia far passare il messaggio che ricco = casinista cafone come lui. OK, self-marketing, convinciamo gli altri che siamo i più fighi…ma rendiamoci conto che certi trucchi del marketing non funzionano con persone con un certo tipo di intelligenza o con persone che conoscono le teorie dei marchettari guru del marketing. A fare di queste uscite si conquisterà forse qualche sempliciotto di tutti i ceti, ma ci si attira solo il compianto degli altri.
Vogliamo un esempio di ricco che sicuramente potrebbe essere interessato a quanto abbia da offrire la Puglia? Mark Zuckerberg, che guarda caso proprio oggi ha annunciato che finanzierà un super-progetto di ricerca sulla cura delle malattie che ci assillano, progetto che porterà sviluppo, benessere e Sapere.
Gli alberghetti (e le infrastrutture): uno spiraglio di ragionevolezza
Sinceramente, per essere una che gira abbastanza in Italia ed in Europa con tutti i mezzi possibili, e che oltretutto fa anche la receptionist (ahimè), posso dire in piena coscienza la Puglia non è messa così male. È chiaro che nel sistema Italia vi sono carenze nei trasporti pubblici e nelle piste ciclabili rispetto all’Europa Centrale e Settentrionale, carenze che al Sud o in certe zone tristissime del Nord e del Centro spesso diventano abissi quasi incolmabili (non facciamo i buonisti, inutile dire che “siamo tutti uguali” quando non lo siamo). In molte zone pure la rete stradale fa schifo. Tuttavia, devo dire che in Salento vi sono molti tratti di superstrada, i cartelli sono ovunque e sono piuttosto chiari, in Puglia ci sono pure ciclabili, porti e aeroporti, nonché stazioni ferroviarie. Si può migliorare? Sicuramente si può e si deve, ma va trovato il giusto equilibrio che rispetti la natura e la fisionomia del territorio. Di territori devastati per costruzioni fatte con poca testa e/o con i piedi ce ne sono troppi in tutto il mondo, così come ci sono occasioni di lavoro mancate a causa di posizioni ultra-ambientaliste per cui se tocchi qualcosa sei un umano cattivo specista bla bla bla.
Gli alberghetti… beh, diciamo che in Italia vi sono ancora troppe strutture che – a prescindere dalle stelle – hanno ancora arredamenti e/o bagni anni Sessanta/Settanta/Ottanta. Orrore. Ci sono anche altrove, intendiamoci…ma altrove si tende di più a buttare via ogni tot tutto quanto per rinnovare l’arredamento ed il bagno. Vivo in Austria da nove anni, paese in cui – assieme al Sud-Tirolo – sono maestri nell’applicare questo approccio alle strutture alberghiere e pure alle case private (solo su questo potrei fare un altro post dedicato 😀 ). Ripeto, non tutti fanno così, ma la maggioranza decisamente. Aspettare che le cose cadano a pezzi è semplicemente demenziale se si è albergatori. Io stessa ho dovuto scartare diverse opzioni appetibili per la posizione ad Otranto quest’anno perché non vado in una camera col bagno anni Settanta: piuttosto sto a casa. Il mio albergo abituale, un bel quattro stelle, era al completo per due notti, e ho preferito non traslocare nel bel mezzo del soggiorno e rivolgermi altrove se possibile.
Questo discorso dovrebbe valere anche per i due stelle. Non è che “due stelle” debba essere legato a “struttura fatiscente”; non è che i poveracci o la sempre meno media classe media si debbano accollare i cessi dismessi dai ricconi, eh! Dovrebbe semplicemente offrire tutto quanto in maniera molto basic. Anni fa sono stata in un due stelle nell’Appennino di quella città che noi modenesi non amiamo nominare, ed era “bello”, nel senso di nuovo, pulito, semplice. Quest’anno sono stata in un tre stelle con camere e struttura degni di un quattro stelle: la stella mancante era dovuta semplicemente al servizio meno ampio e privo di orpelli (che, francamente, delle volte fanno pure ridere. Le livree e certe cose eccessive dei quattro stelle mi sembrano lasciti di epoche fortunatamente finite che non un vero “servizio”, e penserei lo stesso anche se avessi i dindi di Briatore).
Intervenire per migliorare l’offerta complessiva alberghiera è molto più importante dell’aprire resort di super-iper-mega lusso. Sicuramente, ben vengano alcune strutture di alto livello, ci mancherebbe. Teniamo però presente che ci sono ricchi che sono felicissimi di stare anche in un “umile” quattro stelle ben fatto e ben servito.
I limiti dei locali alla Briatore
Non sono una di quelle che depreca un po’ di sano degrado, che – nei limiti imposti dal mio conto in banca e dalle mie altre attività – mi concedo pure io. Tuttavia, dubito molto che strutture di un certo tipo portino veramente sviluppo per i locali. Innanzitutto, un determinato tipo di clientela, specie se ricca e cafona, porta spesso anche danni. Poi, dubito che verranno assunte in massa persone del posto per lavorarci, visto che vengono richiesti solitamente profili di un certo tipo. È più facile che vengano assunte persone che hanno sempre lavorato nel “giro”. Ci sarà sicuramente dell’indotto, eh, però…però…
Cosa realmente serve?
Per me il Salento è uno dei posti più belli del mondo, assieme alle Dolomiti e alla mia natale Modena. Sì, ho detto Modena e non ho detto Salisburgo (nella cui periferia vivo da 9 anni). Il Duomo di Salisburgo fa cagare, e sinceramente Salisburgo è una trappola per turisti ed uno strumento di tortura per chi ci vive, per cui non riesco più a vederla con la poesia di dieci anni fa. Bello il centro storico, belli alcuni quartieri verdi, po’ basta (scritto in modenese per rimarcare il concetto).
Con il cambiamento climatico, pare che la “stagione” in Salento si stia prolungando parecchio. Questo fattore va sfruttato, tanto più che spesso molte famiglie della zona dicono che da ottobre ad aprile fanno veramente fatica a far quadrare i conti a causa della stagionalità vecchio stile di diversi posti di lavoro.
Ricordiamoci anche che le condizioni di lavoro nel turismo e nella gastronomia sono frequentemente davvero tremende (clima, orari, giorni di riposo…). Anche qualora non lo siano, le paghe non sono sufficienti – nella maggior parte dei casi – a compensare il grande sforzo che i lavoratori fanno nel dover lavorare per far divertire gli altri e rinunciare spesso ai loro hobby o dover fare ingegneria del tempo libero per curare le proprie relazioni amicali e familiari. Ogni discorso sul turismo non può prescindere da questo.
Detto questo, ultimare le infrastrutture in fase di progetto, di costruzione o di ultimazione è essenziale, così come effettuare le dovute migliorie a tutte le strutture alberghiere e diversificare l’offerta, senza rovinare o stravolgere la natura ed il paesaggio (ma anche senza irrealistiche pretese di salvaguardia di ogni singolo alberello). Importante è anche tenere meglio le strade, dare un aspetto meno trascurato ai paesi (ogni tanto ho passato vicoli che indurrebbero al suicidio perfino Pollyanna), offrire qualche corsa di treni locali e bus in più.
Ricordiamoci due cose: la prima è che, al di là dell’immagine del ricco che spende e spande, la vera ricchezza di un territorio che si basa sul turismo è data dal mantenere un flusso costante e diversificato di turisti (Austria docet in questo) – le mode passano, e non necessariamente i 15.000 € spesi dal riccone vanno in tasca ai locali -; la seconda è che se si vuole vivere in un mondo che si sta de-industrializzando bisogna investire sul turismo, soprattutto in Italia (ed in Salento), ricordandosi sia dei fruitori, sia degli investitori, sia dei bistrattati lavoratori.